Gioacchino Strano (Catania, Italia). I rapporti fra Bisanzio e L'Armenia alla luce delle fonti encomiastiche e storiche (secc. IX-X)
1. Il presente contributo intende esaminare le implicazioni politiche e culturali sottese all'origine armena della dinastia macedone inaugurata da Basilio I, evidenziando come il ribadimento di siffatta ascendenza da parte delle fonti storiche e letterarie abbia risposto a precisi intenti e direttive, sia in ambito interno sia nei rapporti con l'inquieta area del Caucaso. Il motivo della origine armena di Basilio si sostanzia pertanto di connotati politici e mostra una pluralita di significati, comprensibili se visti non solo sul piano ideologico, bensi anche nel contesto delle relazioni politiche ed economiche che Bisanzio intratteneva con il territorio caucasico.
Il periodo in esame abbraccia i secoli IX-X, eta che vede l'emergere della dinastia macedone nonche un rinato interesse del mondo bizantino verso quella zona dell'ecumene, avvertita come periferica rispetto al centro (Costantinopoli), ma vitale sotto l'aspetto economico e geopolitico.
2. Partiremo in primo luogo da un passo di Simeone Magistro in cui si descrive lo stratagemma adoperato da Fozio per recuperare la οικειωσις προς τον β ασιλεα (id est Basilio). Costretto all'esilio nel monastero di Scepe (εν τη μονη της Σκεπης) (), il grande ecclesiastico, ponendosi al servizio dell'edificazione dinastica, penso bene di recuperare il sostegno del sovrano inventando una improbabile origine di Basilio da Tiridate III, αρχων della «Grande Armenia». Scrive il cronachista che Fozio ετροπευσατο πλασμα τοιο νδ ε, γενεθλιαλογησας το ν βασιλεα Βασιλε ι ον, ως απ ο Τηρ ιδα του της μεγ αλης Αρμενιας την γεναν κατ αγ οντο ς ... ().
Orbene, l'unico elemento reale di tale genealogia e, come sappiamo, l'origine armena di Basilio che, studiata negli anni '30 del secolo ormai trascorso da Adontz (), e un dato di fatto comunemente accettato dalla critica storica (). Basilio infatti apparteneva a quella numerosa colonia di Armeni che tanti servigi avrebbero reso all'impero divenendo, nella realta multietnica bizantina, la minoranza piu rilevante, la quale si distinse specialmente per il suo valore militare (). Solo che Basilio proveniva da una famiglia di oscure origini: da qui l'esigenza di nobilitare e di conferire lustro e dignita al fondatore di un nuovo casato attraverso una genealogia prestigiosa. L"invenzione' di Fozio, tramite la quale l'ех patriarca sperava di rientrare a corte, si rivela una operazione di pubblicistica filodinastica di alto profilo ideologico e politico in quanto vi si possono scorgere valenze che qui cercheremo di esplicitare.
3. Basilio aveva intrapreso una politica di sottomissione degli elementi piu inquieti nelle provincie orientali, combattendo contro i Pauliciani, setta eretica che aveva a Tefrica il suo centro (). Questo comporto l'eliminazione delle forze centrifughe che trovavano nella componente etnica armena, assai rilevante in quella zona, un fattore di forza e di pericolosa irrequietezza (). Gli Armeni che vivevano entro i confini dell'impero, specialmente nel tema τω ν' Αρμ ενι α κων (), costituivano nel torno di tempo compreso fra IX e X sec. solo una parte di questo εθ νος caucasico che occupava la regione detta «Grande Armenia», dove i vari potentiores locali, sostanzialmente sciolti gli uni dagli altri, conducevano una politica di bilanciamento e di equilibrio fra il califfato di Bagdad e Bisanzio, fra Islam e cristianita ortodossa (). Di questa particolare condizione approfittarono i principi della dinastia Bagratuni i quali riuscirono a imporre la propria supremazia sugli altri αρχοντ ε ς armeni, frenando, anche se solo temporaneamente, le forze centrifughe. Ashot I, membro di tale dinastia, aveva ottenuto una corona dal califfo di Bagdad, una forma di sanzione del suo potere e di supremazia riconosciutagli nel contesto degli altri principes della sua natio (). Per evitare che 1'ε θ νος armeno si sbilanciasse troppo pericolosamente verso il mondo islamico e che quindi risultasse perduto per Bisanzio, anche Basilio I provvide a un riconoscimento inviando ad Ashot una corona e fregiandolo del titolo di αρχων των αρχο ντ ων (). Tale atto costituiva una prassi abituale nel mondo bizantino in cui il sovrano straniero, in osservanza al principio consolidato della «filiazione» spirituale, veniva fatto rientrare nell'orbita del basileus universale. Cosi era avvenuto con Boris di Bulgaria, convertitosi al cristianesimo al tempo di Michele III: il khan bulgaro aveva assunto il nome dell'imperatore, suo padrino di battesimo, divenendone «figlio amatissimo» (). Alla stessa maniera anche Ashot e detto «figlio aamtissimo» del sovrano bizantino, a cui deve rispetto e sottomissione ().
Questa notizia e tradita dalle fonti armene le quali, nel delineare il ritratto, assolutamente idealizzato, del principe Ashot, non perdono di vista 1'occasione di ribadire la legittimazione conferitagli dall'autocrate romeo. Nel X sec. il Catholikos Giovanni V nella sua Storia d'Armenia scrive (riportiamo la traduzione francese di Saint-Martin) che «L'empereur des Grecs, Basile, conclut un traite de paix, de sujetion et d'amitie avec le roi Aschod, en l'appellant son fils bien-aime, et en reglant que, dans tout l'empire, le royaume d'Armenie serait son allie particulier» ().
Secondo la genealogia creata da Fozio, Basilio puo accreditare e avvalorare la sua naturale condizione di prostates della gente armena, visto che la sua ascendenza e fatta risalire a Tiridate III, il sovrano che, primo fra i re caucasici, si converti alla religione cristiana e che, accompagnato da Gregorio l'Illuminatore, si sarebbe recato, secondo il racconto armeno di Agatangelo passato anche in area greca, a omaggiare, addirittura a Roma, il primo imperatore cristiano, Costantino (). Sia la versione armena di Agatangelo sia quella greca, che gli e parallela, narrano che i due sarebbero giunti a Roma accompagnati da un imponente corteo, costituito da 70.000 uomini in armi. Leggiamo nella traduzione di Langlois che «L'empereur Constantin... montra... au roi Tiridate de l'affection comme a un frere bien-aime... Il fit alliance avec lui, ayant pour mediatrice la foi dans le seigneur Christ, pour que l'on observ#226;t entre les deux royaumes une amitie durable...» (). Nella Vita greca di Gregorio l'Illuminatore () e addirittura lo stesso Costantino ad invitare Tiridate a Roma assieme a Gregorio inviandogli una lettera la cui intestazione cosi recita: αυτο κρατωρ καισα ρ ευσεβ η ς Κω νσταντ ι νος Τιρεδατη βασι λει τη ς Μεγαλης 'Αρμενιας ε ν Κυριω χα ι ρειν, e che si conclude con queste parole: Ε ρ ρωσο, προσφιλεστατ ε αδελφ ε ().
Questa visita di Tiridate e Gregorio a Roma, al di la della dibattuta questione sulla sua storicita, e importante perche testimonia lo stretto legame che gli Armeni vollero stabilire con la cristianita occidentale. Si deve evidenziare inoltre il livello pressoche paritetico in cui e posto il sovrano armeno rispetto a quello romano: Costantino riconosce l'autorita dell'holy man Gregorio e mostra verso Tiridate un atteggiamento fraterno (lo chiama infatti προσφιλεστατ ε α δελ φε ) e non quale si deve a un figlio, ponendolo in tal modo, quanto ad autorita, sul suo stesso piano. Le fonti greche correlate all'Agatangelo tramandano questo episodio, tranne nel caso del B...oj metafrastico di San Gregorio, conservatoci sotto il nome di Simeone (). Qui la visita a Roma di Tiridate e Gregorio non e menzionata, ma si dice che al concilio di Nicea fu presente una delegazione armena guidata dallo stesso sovrano. Costantino e Tiridate vengono accostati per la loro eUssbeia che li fa risplendere, l'uno in Occidente, l'altro in Oriente: ο μεν τα Εσπερια, ο Κωνσταντινος φημι, ο δε τα προς "Εω περιπολουντες και καλον και ηδυ λαμποντες ().
Tiridate ha avuto quindi nella storia e nell'immaginario armeno un ruolo fondamentale, che anche le fonti greche in qualche modo hanno riconosciuto, arrivando a presentare il re armeno (definito βασιλευς της 'Αρμενιας) come degno di godere della fratellanza del grande Costantino.
Orbene, il fatto che Basilio, autocrate bizantino, sia presentato come discendente di Tiridate ci fa capire la portata politica di tale operazione che legittimava le sue mire espansionistiche nelle regioni libere d'Armenia, dove era utile rafforzare dei Buffer-States guidati da principi legati a Bisanzio, che garantissero stabilita e sicurezza nelle vie carovaniere dell'area caucasica ().
Ricordiamo ancora, sul piano sovrastrutturale del condizionamento ideologico, la testimonianza del ritrovamento di reliquie di S. Gregorio a Bisanzio. Kiracos de Gantzac, storico armeno del XIII sec. (), scrive che durante il regno di Zenone i resti del santo furono condotti a Costantinopoli e conservati in una chiesa dentro un'urna di marmo. Presto tuttavia si perse memoria di essi fino a quando, al tempo dell' imperatore Basilio e del re Ashot, sarebbe intervenuto un miracolo: un bambino, tormentato dal maligno, trovandosi a pregare nella chiesa dove giacevano le reliquie, sarebbe stato sollevato dal demonio e precipitato sulla tomba santa. Egli allora avrebbe invocato san Gregorio, rendendo palese in tal modo il fatto che l'urna conteneva i resti del santo armeno. La notizia giunse presto alle orecchie dell'imperatore Basilio, il quale rese omaggio alle reliquie e provvide a informare del loro ritrovamento anche Ashot, che istitui in Armenia la festa in onore del santo ().
Da questo racconto possono trarsi tutta una serie di considerazioni. In primo luogo il fatto che le reliquie di Gregorio siano state scoperte durante il regno di Basilio ci sembra tutt'altro che casuale; e poi ancora e significativo il fatto che il sovrano bizantino abbia sentito l'esigenza di far pervenire al re armeno Ashot la notizia di suddetto ritrovamento. E questa non e, difatti, notizia di poco momento: Basilio, discendente da Tiridate, ha inteso ribadire il proprio diritto alla supremazia in Armenia, sanzionato anche nella göttliche Sphäre dal ritrovamento «fortunoso», per cosi dire, dei resti miracolosi del santo armeno.
4. Se finora abbiamo parlato del ruolo 'ideologico' dell'origine armena della nuova dinastia per i risvolti che la conclamazione di tale ascendenza poteva avere sul piano della politica estera, ricordiamo anche la funzione che essa era in grado di rivestire negli equilibri interni all'elite dominante a Bisanzio. Ci riferiamo essenzialmente alla fitta rete di solidarieta che, all'interno dell'impero, legavano i potentiores, laici ed ecclesiastici, di credo celcedoniense, ma di chiara origine armena. Come ha bene messo in evidenza il Charanis nel suo studio, The Armenians in the Byzantine Empire (), nel IX sec. numerosi sono i γενη aristocratici di ascendenza caucasica che, fortemente 'bizantinizzati', esercitano un ruolo di primo piano nella gestione della cosa pubblica (), fino addirittura a pervenire al vertice dell'impero. In particolare, lo studioso evidenzia 1'appoggio che Basilio trovo in molti Armeni che facevano parte del suo entourage e con il cui sostegno pote eliminare l'ultimo dinasta amoriano, Michele III.
Una fonte significativa in tal senso e costituita dalla Vita di Santa Maria Iuniore, in cui si dice che τουτου (id est Basilio) δε βασιλευοντος, εγενετο τινας των κατα την μεγαλην Αρμενιαν μεγα δυναμενων εις την με γαλη ν Κωνσταν ιν ου π ο λι ν ελ θει ν κ α ι το υ τ ω δη π ροσε λ θ ειν τω βασι λει Βασ ιλε ι φ ο δε τους ανδρας ασμενως εδεξατο και δωροις ημειψατο και αξιωμασιν υψωσε και ταις πρωταις τιμαις εδοξασθη (). Si tratta di una testimonianza importante perche illustra il desiderio di Basilio di rafforzare il proprio potere cercando l'appoggio degli aristocratici a lui vicini per origine. E un processo notato dagli studiosi che rilevano nel IX sec. l'affermazione a Bisanzio di famiglie che, legate da interessi e da progetti comuni, si avviano ad estendere il proprio controllo sulla cosa pubblica ().
E in questa progressiva affermazione dei γενη () che gioca un ruolo importante il bisogno di conferire lustro all'origine di un casato, a maggiore ragione se questo e, come nel caso dei Macedoni, di recente ascesa. Ed e in tale ottica che trova spiegazione l'origine armena da Tiridate del capostipite Basilio. Questi si e dunque presentato agli occhi degli Armeni quale ideale continuatore dell'illustre loro sovrano e, cosa forse piu importante, agli occhi dei Bizantini e delle elites che vantavano ascendenze armene, ha ribadito il suo lustro, fatto derivare da un basileus insigne per pietas e degno di stare sullo stesso piano del sovrano cristiano ed ευσεβης per eccellenza, l'isapostolo Costantino.
Non a caso ritroviamo, seppure con una leggera variazione che esamineremo, questa versione dei fatti in Leone VI il quale, nell'epitaphios logos per il padre Basilio I, composto nell'888, scrive che η κατω δη ταυτη της φθορας γενεσι ς εις 'Αρσακιδας αυτον ανηγεν ().
L'imperatore Leone, come e noto, si trovo dinnanzi all'affermazione dell'inquieta nobilta costantinopolitana e provinciale che in piu di un'occasione tento di affermare un progetto politico e di governo differente rispetto a quello in atto, operando delle staseis che comunque non sortirono un effetto sovvertitore dello status quo: ci riferiamo soprattutto alla stasis di Andronico Duca () che ebbe il sostegno di membri dei gsnh magnatizi dell'Asia minore (gli Argiri) e, nella Capitale, dello stesso patriarca Nicola Mistico.
Leone tenne sotto il suo controllo questa inquieta nobilta, sottomettendola al suo potere autocratico, anche se, nel contempo, ne favori le ambizioni e il potere, consentendo l'estendersi del latifondo [pensiamo in modo particolare alle Novelle in cui limito il diritto di prelazione sui beni fondiari (προτιμησις) riservato ai proprietari dei campi vicini a quelli alienati ()]. Prerogativa di questa aristocrazia fu il ribadimento della nobilta di nascita, a cui neanche Leone voile sottrarsi, dal momento che egli affermo e veicolo l'origine armena del padre dagli Arsacidi. E tuttavia, in occasione dell'orazione funebre, Tiridate, che pure alla dinastia arsacide apparteneva, non e menzionato: un silenzio che e in grado di dirci molto, e per piu ragioni.
Leone pare infatti prendere le distanze dall'invenzione di Fozio, il patriarca che il βασιλευς арреnа asceso al trono (nell'886) aveva deposto. Inoltre, forse, Leone aveva compreso i rischi insiti in questa genealogia da Tiridate, sovrano che la tradizione armena, nota, come si e detto, anche a Bisanzio, poneva alla pari con Costantino e che quindi, se veicolata e legittimata dallo stesso basileus, poteva fornire pericolose armi a quanti, nelle provincie orientali о nei territori liberi del Caucaso, intendessero portare avanti politiche di piena autonomia dall'impero di Costantino. Una piu generica ascendenza arsacidica consentiva comunque di rivestire di un'aura di legittimita la politica di ingerenza del secondo Macedone nelle vicende d'Armenia, sulla scia delle direttive di governo inaugurate gia da Basilio. Sotto Leone infatti, come e noto, si attuo uno scambio di ambasciate e di doni con Shmbat (detto «il Martire»), figlio e successore di Ashot, atti che sarebbero culminati nella promessa di un intervento armato bizantino a fianco dell'αρχων armeno contro i comuni nemici arabi, mai realizzatosi per la morte di Leone, sopraggiunta nel 912. Dal Catholicos Giovanni apprendiamo che il sovrano bizantino «montra une tres grande affection pour le roi Sempad; il le traite comme son fils bien aime, en s'attachant a lui par le lien d'une alliance et d'une amitie indissolubles» (). E ancora che «il reunit aussitot beaucoup de troupes pour aller au secours du roi Sempad; mais tandis qu'il s'avancait rapidement, le terme commun de la vie des hommes arriva pour lui, et il mourut» (). Dal che appare evidente come, al rapporto paritetico che contraddistingueva le relazioni fra Costantino e Tiridate, sia subentrato quello verticistico, per cui il sovrano armeno nоn e piu αδελ φ ος, ma υιος del βασιλευς bizantino, legittimato quindi a interferire nelle vicende armene. E difatti, anche alla morte di Leone, prosegui la politica di intromissione nella regione del Caucaso: addirittura, nel 914, durante la reggenza di Zoe, madre dell'infante Costantino VII, il re armeno Ashot II si reco a Costantinopoli, ricevuto con tutti gli onori e omaggiato con doni degni d'un re. Soprattutto, egli, cosi come era avvenuto per il nonno Ashot I e per il padre Shmbat il Martire, ha il privilegio d'essere chiamato figlio dell'imperatore («son cher enfant») ().
L'interesse per l'Armenia sarebbe stato peraltro un tratto costante della politica del Porfirogenito, come traspare anche dalla sua attivita erudita: si pensi allo spazio dedicato all'ethnos armeno e alle sue vicende nel De administrando imperio e nel De thematibus. Sul piano encomiastico e interessante constatare che la Vita Basilii, circa l'origine del fondatore della dinastia macedone (nonno di Costantino VII), introduce un elemento di novita: accanto alla genealogia arsacidica e infatti menzionata quella da Costantino, da cui Basilio discenderebbe per parte di madre (πατροθεν μεν ελκων την εξ 'Αρσακου συγγενεια ν... η δε μητηρ τη τ ε του μεγαλου Κωνσταντι ν ου συ γγενεια εκα λλωπιζετο) (). E questa nоn e notizia di poco conto: il Porfirogenito, sicuramente per rafforzare le basi del proprio potere, sgombrandole da possibili ambiguita, riconnette il proprio gsnoj a Costantino, primo imperatore cristiano (). Egli, in tal modo, ha inteso mettersi al sicuro da attacchi e prese di posizione da parte di famiglie che, come la sua, avevano origini armene (si pensi soprattutto ai Lecapenidi), e ha assecondato, nel contempo, una tendenza in atto nella pubblicistica dinastica macedone che, con una serie di atti (ex. gr. il seppellimento di Costantino, figlio primogenito di Basilio, morto in giovanissima eta, nel mausoleo di Costantino il Grande ()), si e inserita, sul piano ideale, nell'alveo della sempre viva 'ideologie constantinienne' ().