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Gioacchino Strano (Catania, Italia). I rapporti fra Bisanzio e L'Armenia alla luce delle fonti encomiastiche e storiche (secc. IX-X)

1. Il presente contributo intende esaminare le implicazioni politiche e culturali sottese all'origine armena della dinastia macedone inaugurata da Basilio I, evidenziando come il ribadimento di siffatta ascendenza da parte delle fonti storiche e letterarie abbia risposto a precisi intenti e direttive, sia in ambito interno sia nei rapporti con l'inquieta area del Caucaso. Il motivo della origine armena di Basilio si sostanzia pertanto di connotati politici e mostra una pluralita di significati, comprensibili se visti non solo sul piano ideologico, bensi anche nel contesto delle relazioni politiche ed economiche che Bisanzio intratteneva con il territorio caucasico.

Il periodo in esame abbraccia i secoli IX-X, eta che vede l'emergere della dinastia macedone nonche un rinato interesse del mondo bizantino verso quella zona dell'ecumene, avvertita come periferica rispetto al centro (Costantinopoli), ma vitale sotto l'aspetto economico e geopolitico.

2. Partiremo in primo luogo da un passo di Simeone Magistro in cui si descrive lo stratagemma adoperato da Fozio per recuperare la οικειωσις προς τον β ασιλεα (id est Basilio). Costretto all'esilio nel monastero di Scepe (εν τη μονη της Σκεπης) (Basilio, eliminato Michele III, provvide ad esiliare Fozio, la cui deposizione fu ratificata nel corso dell'VIII concilio ecumenico dell'869-870. Tuttavia, dopo qualche anno, il sovrano richiamo a corte il dotto ecclesiastico affidandogli l'educazione dei figli. Fozio allora, reintrodotto a corte e riconciliatosi con Ignazio, gli succedette, alla sua morte (877), sul soglio patriarcale. La sua nomina venne quindi ratificata nel corso di un concilio tenutosi nella Capitale dal novembre 879 al marzo 880. Vd.: F. Dvornik, The Photian Schism. History and Legend, Cambridge, 1948; A. Ducellier, L'Eglise byzantine. Entre Pouvoir et Esprit (313-1204), Paris, 1990, p. 175), il grande ecclesiastico, ponendosi al servizio dell'edificazione dinastica, penso bene di recuperare il sostegno del sovrano inventando una improbabile origine di Basilio da Tiridate III, αρχων della «Grande Armenia». Scrive il cronachista che Fozio ετροπευσατο πλασμα τοιο νδ ε, γενεθλιαλογησας το ν βασιλεα Βασιλε ι ον, ως απ ο Τηρ ιδα του της μεγ αλης Αρμενιας την γεναν κατ αγ οντο ς ... (Sym. Mag., 689. Cfr. Vita Ignatii, 565).

Orbene, l'unico elemento reale di tale genealogia e, come sappiamo, l'origine armena di Basilio che, studiata negli anni '30 del secolo ormai trascorso da Adontz (N. Adontz, L '&##226;ge et l 'origine de l 'empereur Basile I (867-886), in Byzantion, 8 (1933), pp. 475-500 e 9 (1934), pp. 223-260), e un dato di fatto comunemente accettato dalla critica storica (Vd., da ultimo, S. Tougher, The Reign of Leo VI (886-912). Politics and People (The Medieval Mediterranean, 15), Leiden — New York — Köln 1997, pp. 26ss). Basilio infatti apparteneva a quella numerosa colonia di Armeni che tanti servigi avrebbero reso all'impero divenendo, nella realta multietnica bizantina, la minoranza piu rilevante, la quale si distinse specialmente per il suo valore militare (Ma ricordiamo che anche molti protagonisti della rinascita culturale bizantina, fra cui lo stesso Fozio, avevano sangue armeno. Vd.: P. Charanis, The Armenians in the Byzantine Empire, Lisboa 1963. Sulle 'immagini', di volta in volta negative о positive, con cui i Bizantini hanno connotato l' ε θν ος armeno vd. l'interessante contributo di S. Vryonis Jr., Byzantine Images of the Armenians, in R.G. Hovannisian, The Armenian Image in History and Literature, Malibu, CA, 1981 (Studies in Near Eastern Culture and Society, 3), pp. 65-81). Solo che Basilio proveniva da una famiglia di oscure origini: da qui l'esigenza di nobilitare e di conferire lustro e dignita al fondatore di un nuovo casato attraverso una genealogia prestigiosa. L"invenzione' di Fozio, tramite la quale l'ех patriarca sperava di rientrare a corte, si rivela una operazione di pubblicistica filodinastica di alto profilo ideologico e politico in quanto vi si possono scorgere valenze che qui cercheremo di esplicitare.

3. Basilio aveva intrapreso una politica di sottomissione degli elementi piu inquieti nelle provincie orientali, combattendo contro i Pauliciani, setta eretica che aveva a Tefrica il suo centro (Vd. P. Lemerle, L 'histoire des Pauliciens d'Asie Mineure d'apres les sources grecques, in Travaux et Memoires 5 (1973), pp. 1-144). Questo comporto l'eliminazione delle forze centrifughe che trovavano nella componente etnica armena, assai rilevante in quella zona, un fattore di forza e di pericolosa irrequietezza (Vd. J. Laurent, L'Armenie entre Byzance et l'Islam depuis la conquete arabe jusqu 'en 886, Paris 1919, pp. 249ss. Cfr. Histoire des Armeniens (sous la direction de G. Dedeyan), Toulouse 1982, pp. 277ss). Gli Armeni che vivevano entro i confini dell'impero, specialmente nel tema τω ν' Αρμ ενι α κων (Const. Porph. De thematibus, ed. A. Pertusi, II, 1-3: το θεμα το καλο υ μενο ν 'Αρμε ν ι ακο ν... απο των ομ ορο υντ ω ν κ αι σ υνοικων 'Αρ μενι ω ν τη ν προσηγο ρ ια ν εκτ ησατο), costituivano nel torno di tempo compreso fra IX e X sec. solo una parte di questo εθ νος caucasico che occupava la regione detta «Grande Armenia», dove i vari potentiores locali, sostanzialmente sciolti gli uni dagli altri, conducevano una politica di bilanciamento e di equilibrio fra il califfato di Bagdad e Bisanzio, fra Islam e cristianita ortodossa (9 Vd. J. Laurent, L'Armenie entre Byzance et l'Islam, cit., passim; S. Der Nersessian, Armenia and the Byzantine Empire. A Brief Study of Armenian Art and Civilization (Preface by H. Gregoire), Cambridge, Mass. 1945, praesertim pp. 8ss.; Cambridge Medieval History, IV, pp. 157ss). Di questa particolare condizione approfittarono i principi della dinastia Bagratuni i quali riuscirono a imporre la propria supremazia sugli altri αρχοντ ε ς armeni, frenando, anche se solo temporaneamente, le forze centrifughe. Ashot I, membro di tale dinastia, aveva ottenuto una corona dal califfo di Bagdad, una forma di sanzione del suo potere e di supremazia riconosciutagli nel contesto degli altri principes della sua natio (Ibid). Per evitare che 1'ε θ νος armeno si sbilanciasse troppo pericolosamente verso il mondo islamico e che quindi risultasse perduto per Bisanzio, anche Basilio I provvide a un riconoscimento inviando ad Ashot una corona e fregiandolo del titolo di αρχων των αρχο ντ ων (Nell' 886. A proposito del titolo δι αρχων τω ν αρχ ον των (arm. ishkanac 'ishkan), attribuito ai sovrani della dinastia bagratuni: Const. Porph. De administrando imperio, ed. Gy. Moravcsik, 44. Cfr. K. Yuzbashian, Les titres byzantins en Armenie, in L'Armenie et Byzance. Histoire et Culture (Publications de la Sorbonne, Serie Byzantina Sorbonensia, 12), p. 220). Tale atto costituiva una prassi abituale nel mondo bizantino in cui il sovrano straniero, in osservanza al principio consolidato della «filiazione» spirituale, veniva fatto rientrare nell'orbita del basileus universale. Cosi era avvenuto con Boris di Bulgaria, convertitosi al cristianesimo al tempo di Michele III: il khan bulgaro aveva assunto il nome dell'imperatore, suo padrino di battesimo, divenendone «figlio amatissimo» (Boris fu battezzato probabilmente nel settembre dell'865 e con lui molti dignitari e maggiorenti bulgari accettarono il cristianesimo: vd. D. Obolensky, The Byzantine Commonwealth. Eastern Europe 500-1453, London 1971 (trad. it. di M. Sampaolo, Roma-Bari 1974), pp. 122ss. Sulle «filiazioni spirituali» come vincolo di natura politica fra βασιλε υς bizantino e αρχοντες stranieri vd. T. Wasilewski, Le couronnement d'un prince-vassal a Byzance et sa signification juridique et politique, in Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik, 32/2 (1982), pp. 373-381 (XVI. Internationaler Byzantinistenkongress, Wien 4.-9. Oktober 1981, Akten II/2)). Alla stessa maniera anche Ashot e detto «figlio aamtissimo» del sovrano bizantino, a cui deve rispetto e sottomissione (Cfr. K. Yuzbashian, L 'Armenie et les Armeniens vus par Byzance, in Byzance et l'Asie, 7th Symposion Byzantinon, Decembre 1997 = Byzantinische Forschungen, 25, 1999, pp. 198ss).

Questa notizia e tradita dalle fonti armene le quali, nel delineare il ritratto, assolutamente idealizzato, del principe Ashot, non perdono di vista 1'occasione di ribadire la legittimazione conferitagli dall'autocrate romeo. Nel X sec. il Catholikos Giovanni V nella sua Storia d'Armenia scrive (riportiamo la traduzione francese di Saint-Martin) che «L'empereur des Grecs, Basile, conclut un traite de paix, de sujetion et d'amitie avec le roi Aschod, en l'appellant son fils bien-aime, et en reglant que, dans tout l'empire, le royaume d'Armenie serait son allie particulier» (Histoire d'Armenie par le patriarche Jean VI (sic!), dit Jean Catholicos, traduite de l'armenien en francais par M.J. Saint-Martin, Paris 1841, с. 17, p. 126).

Secondo la genealogia creata da Fozio, Basilio puo accreditare e avvalorare la sua naturale condizione di prostates della gente armena, visto che la sua ascendenza e fatta risalire a Tiridate III, il sovrano che, primo fra i re caucasici, si converti alla religione cristiana e che, accompagnato da Gregorio l'Illuminatore, si sarebbe recato, secondo il racconto armeno di Agatangelo passato anche in area greca, a omaggiare, addirittura a Roma, il primo imperatore cristiano, Costantino (Sull'argomento si veda M.L. Chaumont, Une visite du roi d'Armenie Tiridate III a l'empereur Constantin a Rome?, in L 'Armenie et Byzance, cit., pp. 55-66). Sia la versione armena di Agatangelo sia quella greca, che gli e parallela, narrano che i due sarebbero giunti a Roma accompagnati da un imponente corteo, costituito da 70.000 uomini in armi. Leggiamo nella traduzione di Langlois che «L'empereur Constantin... montra... au roi Tiridate de l'affection comme a un frere bien-aime... Il fit alliance avec lui, ayant pour mediatrice la foi dans le seigneur Christ, pour que l'on observ&##226;t entre les deux royaumes une amitie durable...» (V. Langlois, Collection des historiens anciens et modernes de l'Armenie, I, pp. 188—190). Nella Vita greca di Gregorio l'Illuminatore (In G. Garitte, Documents pour servir a l'etude du Livre d'Agathange, Citta del Vaticano 1946 (Studi e Testi, 127), pp. 23-116) e addirittura lo stesso Costantino ad invitare Tiridate a Roma assieme a Gregorio inviandogli una lettera la cui intestazione cosi recita: αυτο κρατωρ καισα ρ ευσεβ η ς Κω νσταντ ι νος Τιρεδατη βασι λει τη ς Μεγαλης 'Αρμενιας ε ν Κυριω χα ι ρειν, e che si conclude con queste parole: Ε ρ ρωσο, προσφιλεστατ ε αδελφ ε (Ibid, рр. 106-108).

Questa visita di Tiridate e Gregorio a Roma, al di la della dibattuta questione sulla sua storicita, e importante perche testimonia lo stretto legame che gli Armeni vollero stabilire con la cristianita occidentale. Si deve evidenziare inoltre il livello pressoche paritetico in cui e posto il sovrano armeno rispetto a quello romano: Costantino riconosce l'autorita dell'holy man Gregorio e mostra verso Tiridate un atteggiamento fraterno (lo chiama infatti προσφιλεστατ ε α δελ φε ) e non quale si deve a un figlio, ponendolo in tal modo, quanto ad autorita, sul suo stesso piano. Le fonti greche correlate all'Agatangelo tramandano questo episodio, tranne nel caso del B...oj metafrastico di San Gregorio, conservatoci sotto il nome di Simeone (Βιος και μαρτυριον του αγιου Γρηγοριου της Μεγαλης 'Αρμεν ιας, PG 116, coll. 944-996). Qui la visita a Roma di Tiridate e Gregorio non e menzionata, ma si dice che al concilio di Nicea fu presente una delegazione armena guidata dallo stesso sovrano. Costantino e Tiridate vengono accostati per la loro eUssbeia che li fa risplendere, l'uno in Occidente, l'altro in Oriente: ο μεν τα Εσπερια, ο Κωνσταντινος φημι, ο δε τα προς "Εω περιπολουντες και καλον και ηδυ λαμποντες (Ibid, 996).

Tiridate ha avuto quindi nella storia e nell'immaginario armeno un ruolo fondamentale, che anche le fonti greche in qualche modo hanno riconosciuto, arrivando a presentare il re armeno (definito βασιλευς της 'Αρμενιας) come degno di godere della fratellanza del grande Costantino.

Orbene, il fatto che Basilio, autocrate bizantino, sia presentato come discendente di Tiridate ci fa capire la portata politica di tale operazione che legittimava le sue mire espansionistiche nelle regioni libere d'Armenia, dove era utile rafforzare dei Buffer-States guidati da principi legati a Bisanzio, che garantissero stabilita e sicurezza nelle vie carovaniere dell'area caucasica (Sul ruolo rivestito dalle regioni trans- e ciscaucasiche negli scambi economici e commerciali fra il bacino mediterraneo e l'Oriente (medio ed estremo), vd. lo studio, attento alle valenze geopolitiche e culturali attinenti alla questione, di A. Carile, // Caucaso e l'Impero bizantino (secoli VI-XJ), in//Caucaso: cerniera fra culture dal Mediterraneo alla Persia (secoli IV-X1). Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo XLIII, 20-26 aprile 1995, Spoleto 1996, pp. 9-80).

Ricordiamo ancora, sul piano sovrastrutturale del condizionamento ideologico, la testimonianza del ritrovamento di reliquie di S. Gregorio a Bisanzio. Kiracos de Gantzac, storico armeno del XIII sec. (Deux Historiens Armeniens. Kiracos de Gantzac, XIIIe s., Histoire d'Armenie; Oukhtanes d'Ourha, Xe s., Histoire en trois parties, traduits par M. Brosset, St-Petersbourg 1871), scrive che durante il regno di Zenone i resti del santo furono condotti a Costantinopoli e conservati in una chiesa dentro un'urna di marmo. Presto tuttavia si perse memoria di essi fino a quando, al tempo dell' imperatore Basilio e del re Ashot, sarebbe intervenuto un miracolo: un bambino, tormentato dal maligno, trovandosi a pregare nella chiesa dove giacevano le reliquie, sarebbe stato sollevato dal demonio e precipitato sulla tomba santa. Egli allora avrebbe invocato san Gregorio, rendendo palese in tal modo il fatto che l'urna conteneva i resti del santo armeno. La notizia giunse presto alle orecchie dell'imperatore Basilio, il quale rese omaggio alle reliquie e provvide a informare del loro ritrovamento anche Ashot, che istitui in Armenia la festa in onore del santo (Ibid., p. 78).

Da questo racconto possono trarsi tutta una serie di considerazioni. In primo luogo il fatto che le reliquie di Gregorio siano state scoperte durante il regno di Basilio ci sembra tutt'altro che casuale; e poi ancora e significativo il fatto che il sovrano bizantino abbia sentito l'esigenza di far pervenire al re armeno Ashot la notizia di suddetto ritrovamento. E questa non e, difatti, notizia di poco momento: Basilio, discendente da Tiridate, ha inteso ribadire il proprio diritto alla supremazia in Armenia, sanzionato anche nella göttliche Sphäre dal ritrovamento «fortunoso», per cosi dire, dei resti miracolosi del santo armeno.

4. Se finora abbiamo parlato del ruolo 'ideologico' dell'origine armena della nuova dinastia per i risvolti che la conclamazione di tale ascendenza poteva avere sul piano della politica estera, ricordiamo anche la funzione che essa era in grado di rivestire negli equilibri interni all'elite dominante a Bisanzio. Ci riferiamo essenzialmente alla fitta rete di solidarieta che, all'interno dell'impero, legavano i potentiores, laici ed ecclesiastici, di credo celcedoniense, ma di chiara origine armena. Come ha bene messo in evidenza il Charanis nel suo studio, The Armenians in the Byzantine Empire (P. Charanis, The Armenians in the Byzantine Empire, cit., passim), nel IX sec. numerosi sono i γενη aristocratici di ascendenza caucasica che, fortemente 'bizantinizzati', esercitano un ruolo di primo piano nella gestione della cosa pubblica (Sull'argomento numerosi sono gli studi. Si vedano, fra gli altri, E. Bauer, Die Armenier im byzantinischen Reich und ihr Einfluss auf Politik, Wirtschaft und Kultur, Yerevan 1978; A. Kazhdan, The Armenians in the Byzantine Ruling Class predominantly in the Ninth through Twelfth Centuries, in Medieval Armenian Culture, edited by T. J. Samuelian — M. E. Stone, Chico, CA, 1983, pp. 439-451. Cfr. I. Brousselle, L 'integration des Armeniens dans l'aristocratie byzantine au IXe siecle, in L 'Armenie et Byzance, cit., pp. 43-54), fino addirittura a pervenire al vertice dell'impero. In particolare, lo studioso evidenzia 1'appoggio che Basilio trovo in molti Armeni che facevano parte del suo entourage e con il cui sostegno pote eliminare l'ultimo dinasta amoriano, Michele III.

Una fonte significativa in tal senso e costituita dalla Vita di Santa Maria Iuniore, in cui si dice che τουτου (id est Basilio) δε βασιλευοντος, εγενετο τινας των κατα την μεγαλην Αρμενιαν μεγα δυναμενων εις την με γαλη ν Κωνσταν ιν ου π ο λι ν ελ θει ν κ α ι το υ τ ω δη π ροσε λ θ ειν τω βασι λει Βασ ιλε ι φ ο δε τους ανδρας ασμενως εδεξατο και δωροις ημειψατο και αξιωμασιν υψωσε και ταις πρωταις τιμαις εδοξασθη (Vita S. Mariae Iunions, in Acta Sanctorum Novembris, IV, Bruxellis 1925, p. 692, 2. Una traduzione inglese di questo bios e stata curata da A.E. Laiou e pubblicata in Holy Women of Byzantium. Ten Saints' Lives in English Translation, edited by A.-M. Talbot, Dumbarton Oaks, Washington, D. C. 1996, pp. 254-289). Si tratta di una testimonianza importante perche illustra il desiderio di Basilio di rafforzare il proprio potere cercando l'appoggio degli aristocratici a lui vicini per origine. E un processo notato dagli studiosi che rilevano nel IX sec. l'affermazione a Bisanzio di famiglie che, legate da interessi e da progetti comuni, si avviano ad estendere il proprio controllo sulla cosa pubblica (Per comprendere i giochi di potere che determinarono le scelte politiche dei primi Macedoni, non si puo prescindere dal considerare 1'incidenza avuta dall'emergere dei grandi gruppi familiari, ossia di quei γενη il cui ruolo e la cui importanza erano destinati a condizionare la successiva storia dell'impero di Bisanzio. Sull'argomento vd., fra gli altri, J.С Cheynet, Pouvoir et contestations a Byzance (963-1210), Paris 1990, passim; A. Kazhdan — S. Ronchey, L'aristocrazia bizantina dal principio dell 'XI alla fine del XII secolo, Palermo 1997).

E in questa progressiva affermazione dei γενη (Gia nel IX sec. troviamo pienamente attivi i membri dei γενη magnatizi degli Argiri, dei Ducai, dei Focadi, dei Maleini, dei Curcua, degli Scleri, originari dall'Asia Minore e da altre zone periferiche dello Stato, provenienti quindi da regioni vitali per l'impero, giacche li era arruolato il grosso dell'esercito e agivano i maggiori generali preposti a difendere il paese dalle incursioni delle popolazioni nemiche: Kazhdan — Ronchey, op. cit., pp. 130ss.; Cheynet, op. cit., pp. 213ss. Cfr. J.F. Vannier, Familles byzantines. Les Argyroi (IXe-XIIe siecles), Paris 1975; D.I. Polemis, The Doukai. A Contribution to Byzantine Prosopography, London 1968; W. Seibt, Die Skleroi. Eine prosopographisch-sigillographische Studie (Byzantina Vindobonensia, IX), Wien 1976) che gioca un ruolo importante il bisogno di conferire lustro all'origine di un casato, a maggiore ragione se questo e, come nel caso dei Macedoni, di recente ascesa. Ed e in tale ottica che trova spiegazione l'origine armena da Tiridate del capostipite Basilio. Questi si e dunque presentato agli occhi degli Armeni quale ideale continuatore dell'illustre loro sovrano e, cosa forse piu importante, agli occhi dei Bizantini e delle elites che vantavano ascendenze armene, ha ribadito il suo lustro, fatto derivare da un basileus insigne per pietas e degno di stare sullo stesso piano del sovrano cristiano ed ευσεβης per eccellenza, l'isapostolo Costantino.

Non a caso ritroviamo, seppure con una leggera variazione che esamineremo, questa versione dei fatti in Leone VI il quale, nell'epitaphios logos per il padre Basilio I, composto nell'888, scrive che η κατω δη ταυτη της φθορας γενεσι ς εις 'Αρσακιδας αυτον ανηγεν (Or. fun., p. 44, 23-24, edd. A. Vogt — I. Hausherr).

L'imperatore Leone, come e noto, si trovo dinnanzi all'affermazione dell'inquieta nobilta costantinopolitana e provinciale che in piu di un'occasione tento di affermare un progetto politico e di governo differente rispetto a quello in atto, operando delle staseis che comunque non sortirono un effetto sovvertitore dello status quo: ci riferiamo soprattutto alla stasis di Andronico Duca (L'episodio e riportato, con sfumature differenti, sia dalle fonti cronachistiche (Georg. Mon. Cont., 866-868; Theoph. Cont., 371-373), sia dalla Vita Euthymii, ed. P. Karlin-Hayter, p. 69. Per una discussione sui fatti vd. P. Karlin-Hayter, The Revolt of Andronicus Ducas, in Byzantinoslavica, 27 (1966), pp. 23-25 (rist. in Studies in Byzantine Political History, Variorum Reprints, London 1981, V); D.I. Polemis, The Doukai. A Contribution to Byzantine Prosopography, London 1968, pp. 19ss.; S. Tougher, op. cit., pp. 217ss) che ebbe il sostegno di membri dei gsnh magnatizi dell'Asia minore (gli Argiri) e, nella Capitale, dello stesso patriarca Nicola Mistico.

Leone tenne sotto il suo controllo questa inquieta nobilta, sottomettendola al suo potere autocratico, anche se, nel contempo, ne favori le ambizioni e il potere, consentendo l'estendersi del latifondo [pensiamo in modo particolare alle Novelle in cui limito il diritto di prelazione sui beni fondiari (προτιμησις) riservato ai proprietari dei campi vicini a quelli alienati (Novella CXIV. 11 testo greco si legge in Ius graecoromanum, edd. I. e P. Zepi, I, pp. 186-187. Una traduzione italiana e a cura di A. Carile, Materiali di storia bizantina, Bologna 1994, p. 135)]. Prerogativa di questa aristocrazia fu il ribadimento della nobilta di nascita, a cui neanche Leone voile sottrarsi, dal momento che egli affermo e veicolo l'origine armena del padre dagli Arsacidi. E tuttavia, in occasione dell'orazione funebre, Tiridate, che pure alla dinastia arsacide apparteneva, non e menzionato: un silenzio che e in grado di dirci molto, e per piu ragioni.

Leone pare infatti prendere le distanze dall'invenzione di Fozio, il patriarca che il βασιλευς арреnа asceso al trono (nell'886) aveva deposto. Inoltre, forse, Leone aveva compreso i rischi insiti in questa genealogia da Tiridate, sovrano che la tradizione armena, nota, come si e detto, anche a Bisanzio, poneva alla pari con Costantino e che quindi, se veicolata e legittimata dallo stesso basileus, poteva fornire pericolose armi a quanti, nelle provincie orientali о nei territori liberi del Caucaso, intendessero portare avanti politiche di piena autonomia dall'impero di Costantino. Una piu generica ascendenza arsacidica consentiva comunque di rivestire di un'aura di legittimita la politica di ingerenza del secondo Macedone nelle vicende d'Armenia, sulla scia delle direttive di governo inaugurate gia da Basilio. Sotto Leone infatti, come e noto, si attuo uno scambio di ambasciate e di doni con Shmbat (detto «il Martire»), figlio e successore di Ashot, atti che sarebbero culminati nella promessa di un intervento armato bizantino a fianco dell'αρχων armeno contro i comuni nemici arabi, mai realizzatosi per la morte di Leone, sopraggiunta nel 912. Dal Catholicos Giovanni apprendiamo che il sovrano bizantino «montra une tres grande affection pour le roi Sempad; il le traite comme son fils bien aime, en s'attachant a lui par le lien d'une alliance et d'une amitie indissolubles» (Histoire d'Armenie, cit., с. 41, p. 189). E ancora che «il reunit aussitot beaucoup de troupes pour aller au secours du roi Sempad; mais tandis qu'il s'avancait rapidement, le terme commun de la vie des hommes arriva pour lui, et il mourut» (Ibid., с. 65, pp. 225-226). Dal che appare evidente come, al rapporto paritetico che contraddistingueva le relazioni fra Costantino e Tiridate, sia subentrato quello verticistico, per cui il sovrano armeno nоn e piu αδελ φ ος, ma υιος del βασιλευς bizantino, legittimato quindi a interferire nelle vicende armene. E difatti, anche alla morte di Leone, prosegui la politica di intromissione nella regione del Caucaso: addirittura, nel 914, durante la reggenza di Zoe, madre dell'infante Costantino VII, il re armeno Ashot II si reco a Costantinopoli, ricevuto con tutti gli onori e omaggiato con doni degni d'un re. Soprattutto, egli, cosi come era avvenuto per il nonno Ashot I e per il padre Shmbat il Martire, ha il privilegio d'essere chiamato figlio dell'imperatore («son cher enfant») (Ibid., с. 108, p. 283).

L'interesse per l'Armenia sarebbe stato peraltro un tratto costante della politica del Porfirogenito, come traspare anche dalla sua attivita erudita: si pensi allo spazio dedicato all'ethnos armeno e alle sue vicende nel De administrando imperio e nel De thematibus. Sul piano encomiastico e interessante constatare che la Vita Basilii, circa l'origine del fondatore della dinastia macedone (nonno di Costantino VII), introduce un elemento di novita: accanto alla genealogia arsacidica e infatti menzionata quella da Costantino, da cui Basilio discenderebbe per parte di madre (πατροθεν μεν ελκων την εξ 'Αρσακου συγγενεια ν... η δε μητηρ τη τ ε του μεγαλου Κωνσταντι ν ου συ γγενεια εκα λλωπιζετο) (Vita Basilii, 232). E questa nоn e notizia di poco conto: il Porfirogenito, sicuramente per rafforzare le basi del proprio potere, sgombrandole da possibili ambiguita, riconnette il proprio gsnoj a Costantino, primo imperatore cristiano (Vd. A. Markopoulos, Constantine the Great in Macedonian Historiography: Models and Approaches, in AA. VV., New Constantines. The Rhythm of imperial Renewal in Byzantium, 4th-13th Centuries (Papers from the Twenty-sixth Spring Symposium of Byzantine Studies, St. Andrews, March 1992), ed. by P. Magdalino, Variorum Reprints, Aldershot 1994, pp. 159-170. Lo studioso scrive: «The new contribution of Porphyrogenitus is his statement that Basil's mother was a distant relative of Constantine I. To my knowledge, this is the first time since the fourth century that a Byzantine emperor claims to be related by blood to the founder of the Byzantine empire» (p. 163)). Egli, in tal modo, ha inteso mettersi al sicuro da attacchi e prese di posizione da parte di famiglie che, come la sua, avevano origini armene (si pensi soprattutto ai Lecapenidi), e ha assecondato, nel contempo, una tendenza in atto nella pubblicistica dinastica macedone che, con una serie di atti (ex. gr. il seppellimento di Costantino, figlio primogenito di Basilio, morto in giovanissima eta, nel mausoleo di Costantino il Grande (Dopo che Costantino mori, nell'879, si mise in moto la propaganda: il giovane principe venne sepolto nel Mausoleo di Costantino il Grande, presso la Chiesa dei Santi Apostoli, rimasto per secoli inutilizzato (l'ultimo imperatore a trovarvi riposo eterno era stato Anastasio I, nel 518), ma che divenne da allora tomba della dinastia macedone: vd. P. Grierson, The Tombs and Obits of the Byzantine Emperors (337-1042). With an Additional Note by Cyril Mango and Ihor Shevchenko, in Dumbarton Oaks Papers, 16 (1962), pp. 3-63. Dalla Vita Ignatii e dai cronachisti e riferita la notizia che al giovane principe defunto furono dedicati monasteri e chiese. E interessante verificare tali testimonianze nei particolari, perche esse ci illuminano sui procedimenti, nonche sulle motivazioni, che segnano il sorgere e lo svilupparsi di temi a carattere ideologico e quindi, sensu lato, politico. Nella sua particolare ottica antifoziana, la Vita Ignatii si dilunga sull'attivita svolta dal grande patriarca e dal suo uomo di fiducia, quel Teodoro Santabareno tanto aborrito, per assicurarsi la stima incondizionata del Macedone. Alla morte di Costantino, il patriarca si adopero per farlo venerare come un santo, promuovendo la costruzione di templi e monasteri in suo onore: ον [scil. Κωνσ ταν τα ντι ν ον] και α γ ιο ν ο τολμητιας ουτος [scil. Φωτιο ς] εις την του πατ ρος χαρ ι ν εξ εαυτου χειροτονων, μοναστηριοις τε και ν αοις ανθρωπ αρεσκια τι μων ου κ ηυλαβειτο (Vita Ignatii, 573). Inoltre, il Santabareno, che aveva procurato al Macedone una visione del figlio defunto (φαντασμα ), aveva promosso la costruzione, nel luogo dell'apparizione, di una mon dedicata a San Costantino: διο και μονην εκεισε κτισας επωνομασε ν αυτην του αγιου Κωνσταν ταν τ αντινου (Georg. Mon. Cont., 846). Queste notizie sono avvalorate dalla testimonianza del Sinassario costantinopolitano che, al 3 settembre, commemora un imperatore con quel nome, identificato da una parte degli studiosi proprio con il figlio primogenito di Basilio: F. Halkin, Trois dates historiques precisee grace au Synaxaire, in Byzantion, 24 (1954), pp. 7-17; Karlin-Hayter, Quel est l'empereur Constantin le nouveau соттeтоre dans le Synaxaire au 3 septembre? in Byzantion, 36 (1966), pp. 624-626. Contro tale identificazione si e espresso Grumel, Quel est l'empereur Constantin le nouveau соттeтоre dans le Synaxaire au 3 septembre? in Analecta Bollandiana, 84 (1966), pp. 254-260; Id., La Vle session du concile photien de 879-880. A propos de la memoire liturgique, le 3 septembre, de l'empereur Constantin le nouveau, in Analecta Bollandiana, 85 (1967), pp. 336-337; piu recentemente, A. Luzzi, Per l 'identificazione degli imperatori bizantini commemorati nel Sinassario di Costantinopoli, in Rivista di Studi Bizantini e Neoellenici, 33 (1996), praesertim pp. 53-60)), si e inserita, sul piano ideale, nell'alveo della sempre viva 'ideologie constantinienne' (Vd., fra i tantissimi contributi e studi sull'argomento, H. Ahrweiler, L'ideologie politique de l 'Empire byzantin, Paris 1975, che (pp. 48ss.), ha parlato di una «conception 'constantinienne' de l'origine du pouvoir byzantin», rilevando come essa abbia attraversato tutta la storia millenaria dell'impero, divenendo il fulcro dell'ideologia politica bizantina. La studiosa ha notato inoltre come proprio sotto il regno del Porfirogenito Costantino VII abbiano trovato particolare sviluppo i motivi legati al primo Costantino).

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